MARIAELENA E LE NUOVE REGINE.
perchè non le sopporto.
Cari lettori.
Molti dei miei conoscenti si chiedono il perché della mia scarsa considerazione
(eufemismo) verso le più illustri vallette del renzismo imperante: sto parlando, in primo luogo di LEI, Regina inter pares, la suprema MariaElena (Biancaneve) Boschi, seguita dalla Simona (Bonafè) con il suo sorriso inestinguibile, e dell'impareggiabile massaia, Pipì ovvero Pina Picerno-lista-della-spesa.
A dare voce ai miei sentimenti ci ha pensato, il mio omonimo Andrea Scansi, con con cui, oltre al nome - condivido anche l'acidità. A vostro beneficio mi pregio allegare estratto dal suo articolo pubblicato ieri su "Il Fatto quotidiano":
"LA BERLUSCONIANA era per forza oca giuliva, emblema della mancanza di meritocrazia; al contrario, le renziane hanno fatto carriera per-ché tutte eredi
evidenti di Nilde Jotti. Anche il candore dei vestiti è prova certa
della loro castità e candore,al contrario delle berlusconiane equivoche o (peggio) delle grilline volgari. È vero, anche la Carfagna aveva provato a reinventarsi sobria in un tripudio di tailleur e pettinature da dopoguerra, ma non andava comunque bene. Invece la Boschi è sempre perfetta, che scelga il bianco o l’azzurro shocking. Le renziane sono – per decreto regio firmato da Scalfari in persona – brave e buone, anche se collezionano errori e gaffe: se la Madia sbaglia ministero fa simpatia, se la Gelmini si copre di ridicolo coi neutrini è uno scandalo planetario. Se la Morani affoga nelle supercazzole para-economiche a Ballarò va capita (“è inesperta”), mentre se a inciampare è una Taverna occorre evidenziare come quella senatrice lì sembri proprio la Sora Lella. Le renziane sono palesemente droidi berlusconiane 2.0, col buonismo finto al posto del garantismo livido, però l’imperativo di quasi tutti i media è gridare al miracolo del “finalmente la nuova politica”
Mio padre da simpatizzante di sinistra che era, con l'avanzare dell'età ha finito per votare Berlusconi. Diceva di farlo per avversione verso il PCI/DS/PDS/DS. Allora non lo capivo; ora sì.